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RIGASSIFICATORE A TARANTO

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    malandrine
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    00 24/04/2006 17:40
    Perché Cartesio tirerebbe le orecchie a Legambiente


    Ho letto oggi l'editoriale del direttore di TarantOggi Enzo Ferrari dal titolo "Rigassificatore, il colpo basso di Legambiente". Ferrari contesta il fatto che a Brindisi Legambiente parli di "estrema pericolosità" del rigassificatore e a Taranto invece apra la porta a tale impianto. E denuncia il "colpo basso di Legambiente, sulla cui genuinità ambientalista avevamo cominciato a dubitare proprio qualche mese fa, quando si cominciava a subodorare una sua presa di posizione molto differente da quella di Brindisi".

    Al convegno di Legambiente del 20 aprile sul rigassificatore il dibattito è stato caratterizzato da interventi tutti contrari all'impianto: non un solo ambientalista si è alzato per dare ragione a Legambiente. Solo il segretario del DS di Taranto, Dante Capriulo, è intervenuto per esprimere apprezzamenti.

    Ho ascoltato con stupore, la mattina del 20 aprile, l'assessore Michele Losappio che ha detto pubblicamente (e un po' seccato): "Vi lamentate che la Regione Puglia escluda il rigassificatore a Brindisi e non escluda il rigassificatore a Taranto? Ditelo al presidente onorario di Legambiente, l'on. Realacci, che lo vuole a Taranto".

    La spinosa questione dell'incidente catastrofico (140 mila tonnellate di gas metano hanno un potere esplosivo equivalente a 55 bombe atomiche) si aggira oggi come uno spettro. A Brindisi Legambiente lo teme e lo denuncia vivacemente, a Taranto di meno. Ma c'è veramente un rischio di esplosione catastrofica? Si può discutere. Ma il punto è che in caso di controversia scientifica, dovrebbe prevalere il "principio di precauzione" per cui il rischio di un impianto potenzialmente pericoloso va considerato inaccettabile fino a quando non sia dimostrato il contrario. Pertanto sarebbe saggio che Legambiente si attenesse a questo "principio di precauzione" chiudendo la porta anziché aprirla. Non fareste così con uno sconosciuto che bussa alla vostra porta? Questa non è pura filosofia ma è il criterio metodologico adottato nella Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992, come diritto e obbligo degli Stati, e poi recepito nel Trattato della Comunità europea (modificato dal Trattato di Amsterdam, art. 174).

    Ma vi è un altro grande problema che Legambiente non ha evidenziato. La scelta è infatti ricaduta sulla nostra città senza operare alcuna selezione fra siti alternativi. La scelta di Taranto non è quindi la scelta ottimale ma semplicemente l'unica opzione proposta (oltre a Brindisi). Questa metodologia di scelta è assolutamente inaccettabile dal punto di vista scientifico in quante esclude la scelta e non porta a comparazioni. Viene esclusa quindi la scelta ottimale.

    Se poi solo Brindisi e Taranto fossero le uniche città adocchiate in Puglia è bene essere chiari: è assurdo scegliere due città riconosciute per legge "città ad elevato rischio di crisi ambientale". Sottoporreste ad un ulteriore stess due vecchietti a cui il dottore aveva prescritto un assoluto riposo per ragioni di salute? E se dovessimo fare una partita con Brindisi per vedere quale delle due è messa peggio, Taranto batterebbe Brindisi 9 a 7. Ossia noi abbiamo 9 impianti a rischio di incidente rilevante e stiamo apprestandoci ad approvare il decimo (la nostra furbizia è proverbiale e ne diamo prova continuamente). Cartesio diceva che la conoscenza scientifica è basata su dubbio e sull'evidenza. Se resuscitasse temo che tirerebbe, con garbo e gentilezza, le orecchie del presidente nazionale di Legambiente. E non mi sentirei di dargli torto.

    Alessandro Marescotti
    Presidente di PeaceLink

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    malandrine
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    00 24/04/2006 17:45
    A Brindisi va bloccato, a Taranto invece si puo' fare:
    il colpo basso di Legambiente

    "L'estrema pericolosità" del rigassificatore a Brindisi, scompare del tutto dai ragionamenti di Legambiente per il rigassificatore a Taranto.

    Enzo Ferrari (direttore del quotidiano TarantOggi)
    Fonte: TarantOggi del 21 aprile 2006

    "Sì al cambiamento, no al rigassificatore". Con questo slogan Legambiente ed altre associazioni scendono in piazza a Brindisi per fermare il progetto di un impianto di rigassificazione in quella città.

    Tutte condivisibili le ragioni di questa scelta: a Brindisi si pensa infatti al rilancio del porto e si sta promuovendo la compatibilità ambientale dei grandi insediamenti industriali, secondo quella che gli stessi ambientalisti, a Brindisi, hanno definito "una politica innovativa che comporta l'assoluta inaccettabilità del rigassificatore per la sua mastodontica invasività ambientale, per la gravità dei danni che arrecherebbe alla vocazione commerciale e turistica del porto e per la sua estrema pericolosità".
    "Ed anche perché - aggiungono gli ambientalisti brindisini, con in testa Legambiente - il nostro territorio (quello di Brindisi, ndr) ha pagato costi enormi alle esigenze energetiche del Paese".

    Tutte parole, queste, che potrebbero essere pari pari applicate alla realtà tarantina.


    Tutte parole, queste, riportate in un manifesto fatto affiggere a Brindisi e del quale parliamo più diffusamente a pagina 7. Tra i firmatari, dicevamo, c'è Legambiente.


    Quella stessa Legambiente che ieri pomeriggio ha fatto scomodare persino il suo presidente nazionale per dire che a Taranto, invece, il rigassificatore si può fare. Per la semplice ragione - ha sostenuto ieri il presidente di Legambiente - che a Taranto non c'è vocazione turistica e che quindi, seguendo questo ragionamento, Taranto può accettare tutta la spazzatura che altrove rifiutano.
    Offrendo il proprio benestare al rigassificatore a Taranto, Legambiente di colpo dimentica che anche in questa città c'è voglia di cambiamento; che anche in questa città è in atto il difficile tentativo di rendere compatibili con l'ambiente i grandi insediamenti industriali, come insegna la sofferta trattativa che ha portato all'atto di intesa con l'Ilva; che anche a Taranto esiste una vocazione commerciale del porto e che anzi proprio su quella si fondano le speranze di futuro sviluppo economico del territorio; che anche Taranto, con la presenza della raffineria e con il gigante industriale dell'acciaio, ha pagato e continuare a pagare un costo altissimo in termini ambientali e di salute dei propri abitanti per servire le esigenze del Paese.


    Meraviglia delle meraviglie, poi, "l'estrema pericolosità" del rigassificatore a Brindisi, scompare del tutto dai ragionamenti di Legambiente per il rigassificatore a Taranto. Come se qui l'impianto dovesse nascere in un eden incontaminato e non, come è nei programmi, a pochi metri dai mastodontici serbatoi della raffineria. In una città peraltro già dichiarata ad "alto rischio di incidente rilevante" e per giunta ancora priva di un piano di sicurezza in caso di emergenza.


    Cosa abbia indotto Legambiente ad adottare due valutazioni opposte per realtà del tutto simili è difficile dirlo. Di sicuro questa vicenda del rigassificatore puzza molto di bruciato. Prodi e D'Alema che calano a Taranto per spalancare le porte della città all'impianto; le procedure per la valutazione d'impatto ambientale che vanno avanti di soppiatto senza che nessuno, a Taranto, presenti le proprie osservazioni; adesso il colpo basso di Legambiente, sulla cui genuinità ambientalista avevamo cominciato a dubitare proprio qualche mese fa, quando si cominciava a subodorare una sua presa di posizione molto differente da quella di Brindisi.


    E' forte la sensazione che questa storia sia stata decisa a tavolino in altre sedi, come spesso capita a questa città di dover subire. E che a questa regìa - si può ragionevolmente ipotizzare di centrosinistra - si siano interessatamente allineati enti, partiti, associazioni.


    Il problema più autentico va persino oltre la scelta sul rigassificatore - una scelta che comunque meriterebbe di essere approfondita per capire quali vantaggi e quali svantaggi porterebbe alla città. Purtroppo anche in questa occasione - ed è appunto questo l'aspetto più inaccettabile - la dignità di Taranto e dei tarantini viene mortificata e disprezzata in nome di interessi estranei al territorio ma che in questo territorio trovano sempre l'accogliente disponibilità di qualche ignobile cavallo di troia. Se il centrosinistra in Val di Susa ha costruito la propria campagna elettorale invocando il coinvolgimento del territorio per le scelte sull'Alta Velocità, qui a Taranto non si è neppure preoccupato di sapere cosa ne pensino i tarantini del rigassificatore. E' così bassa la considerazione che il centrosinistra nazionale ha di Taranto e dei tarantini da non ritenerli meritevoli neppure di un'opinione sulla possibilità di insediare un impianto di una così "mastodontica invasività"?
    Ma forse ha ragione il presidente di Legambiente, quando dice beffardamente che, in fondo, non è colpa loro se Taranto non ha vocazione turistica e quindi può subire il rigassificatore. Probabilmente, manca anche la vocazione a tenere la schiena dritta. Se questa vocazione ci fosse, il signor Della Seta a Taranto non avrebbe neppure messo piede. Non gli sarebbe mai stato consentito di farsi beffa in questo modo di Taranto e dei tarantini.


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    malandrine
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    00 24/04/2006 17:52
    Comitato contro la costruzione del rigassificatore

    Nasce il comitato contro la costruzione del rigassificatore a Taranto
    Mercoledi' prossimo, 22 marzo, alle ore 17,30, nella sala convegni della parrocchia Sant'Antonio, illustrera' le ragioni del "no".

    Pamela Giufre'
    Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno (Gazzetta Taranto)
    15 marzo 2006

    Si e' costituito con lo specifico obiettivo di avviare una campagna d'informazione sui reali rischi dell'impianto che potrebbe essere costruito nei pressi dell'ex yard Belleli, il comitato che finora ha raccolto le adesioni di associazioni tra le quali Lipu, Italia Nostra, Peacelink, Taranto sociale e di singoli cittadini come l'ambientalista Leo Corvace ed il consigliere comunale, nonche' presidente de "La citta' che vogliamo", Gianni Liviano.

    Il comitato, che ha gia' iniziato una raccolta di firme per nuove adesioni alle ragioni del "no" al rigassificatore, sottoscritte in un appello, pur condividendo le preoccupazioni per le difficolta' di approvvigionamento del gas delle fonti internazionali di produzione, e pur non avendo pregiudizi verso i rigassificatori in generale, chiede agli enti locali di respingere l'attuale progetto di costruzione a Taranto. In primo luogo perche' il sito prescelto non sarebbe idoneo all'insediamento di un impianto di questa natura, comportando pericoli e rischi per i cittadini, l'ambiente ed il paesaggio. E poi, perche' occuperebbe un'area destinata all'espansione delle attivita' del porto di Taranto, ostacolando il normale traffico mercantile. E non solo.


    Il comitato, che mercoledi 22 marzo, alle ore 17,30, nella sala convegni della parrocchia Sant'Antonio, illustrera' le ragioni del "no" al rigassificatore nel corso di un'assemblea pubblica, ricorda che "la citta' ospita il piu' grande centro siderurgico del paese, la piu' importante base navale militare, una raffineria per lo stoccaggio di idrocarburi, il terminale dell'oleodotto dalla Val D'Agri, e tre centrali termoelettriche. E quindi gia' contribuisce allo sviluppo di attivita' di rilevanza strategica mazionale". A parere del comitato tra l'altro, Taranto, proprio per la presenza di queste attivita', e' annoverata tra le aree ad elevato rischio ambientale. "Al quale mettono in luce gli oppositori nell'appello sottoscritto non corrisponde un adeguato piano di risanamento ambientale". Inoltre, "la popolazione non e' stata puntualmente informata dal Comune di Taranto dei rischi derivanti dalla presenza di industrie considerate pericolose e del piano di emergenza in caso di incidenti rilevanti". Il rigassificatore, poi, potrebbe anche comportare un danno alla crescita occupazionale. "Bisogna tener conto dicono i sottoscrittori del fatto che il progetto dell'impianto prevede un modesto impiego di personale, pari a qualche decina di lavoratori. Si tratta di un numero senz'altro inferiore rispetto a quello che deriverebbe dall'utilizzo di quell'area per attivita' portuali".


    Intanto, il piano energetico regionale non e' ancora stato approvato. E in progetto c'e' anche il terminale di Otranto per la condotta che trasportera' metano dalla Turchia e dal mar Caspio. Cio' significa, conclude il comitato, che la Puglia produce energia maggiore rispetto al suo fabbisogno, esportandola nel resto del Paese.





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    malandrine
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    00 24/04/2006 18:16
    La valutazione di impatto ambientale non è stata resa pubblica
    Sul rigassificatore divampano polemiche e sospetti
    A Taranto Peacelink denuncia: ''La valutazione di impatto ambientale non è stata resa pubblica e nulla è stato fatto per promuovere una consultazione democratica''

    Daniele Marescotti
    Fonte: Redattore Sociale
    18 aprile 2006


    Divampa la polemica a Taranto sul rigassificatore. "La Valutazione di impatto ambientale (VIA) relativa al progetto del rigassificatore a Taranto non è mai stata resa pubblica ai cittadini e alle associazioni ambientaliste. E' rimasta negli archivi degli enti locali che non hanno fatto nulla per promuovere una consultazione democratica sui rischi del rigassificatore. I termini per presentare i ricorsi sono scaduti il 24 marzo. La Valutazione di Impatto Ambientale era ignota anche al Presidente della Commissione Ambiente della Provincia di Taranto, Giuseppe Stasolla". Questa è la dichiarazione del segretario di PeaceLink, Carlo Gubitosa, il quale rivolge una severa critica a Gianni Florido, presidente di centrosinistra della Provincia di Taranto, per aver lasciato trascorrere, dal 24 febbraio al 24 marzo, i 30 giorni di rito senza informare la popolazione e senza presentare osservazioni e contestazioni relative alla sicurezza dell'impianto.

    "Il rigassificatore di Taranto dovrebbe sorgere a ridosso della raffineria dell'Agip, dove ci sono decine di serbatoi pieni di carburante infiammabile e una torcia sempre accesa", osserva Carlo Gubitosa, il quale ricorda che a Taranto il rigassificatore sarebbe il decimo impianto a rischio di incidente rilevante sottoposto alla Direttiva Seveso.


    Il presidente della Commissione Ambiente della Provincia di Taranto, Giuseppe Stasolla, ha affermato: "In questi mesi, purtroppo, invece di aprire un vero dibattito sul rigassificatore, si è lasciato che l'argomento diventasse esclusivo appannaggio di dichiarazioni piovute dall'alto, col rischio concreto che l'impianto si possa realizzare con la sola "benedizione" di qualche rilevante personalità, anche del centro-sinistra, espropriando così il territorio, le sue rappresentanze, le sue diverse anime, da quell'indispensabile percorso partecipato". Massimo D'Alema, concludendo la campagna elettorale a Taranto, aveva parlato dell'ipotesi di un rigassificatore a Taranto invece che a Brindisi.


    "PeaceLink - sostiene Carlo Gubitosa - intende lanciare un appello a tutte le associazioni e forze democratiche della città perché venga fermata la procedura autorizzativa del rigassificatore a Taranto sollevando il problema dell'assenza di pubblicità della Valutazione di impatto ambientale che ha violato la 'par condicio' fra i diritti della Gas Natural e quelli dei cittadini".


    L'impianto di rigassificazione è stato proposto a Taranto dalla Gas Natural. "A Trieste, città in cui Gas Natural ha avanzato un progetto identico a quello di Taranto, la Valutazione di impatto ambientale è stata oggetto di dibattito pubblico e sono giunte decine di osservazioni", fa osservare il giornalista Michele Tursi del Corriere del Giorno, il quotidiano che a Taranto ha "scoperto" l'esistenza della Valutazione di impatto ambientale e ha lanciato l'allarme circa la scadenza dei termini per presentare osservazioni e ricorsi.
    Il 20 aprile a Taranto è prevista una intensa giornata di dibattito sulla questione rigassificatore, la mattina organizzata dalla Provincia di Taranto e dalla Regione Puglia e la sera da Legambiente.

    Daniele Marescotti

    Note:

    Per gentile concessione dell'agenzia stampa Redattore Sociale (http://www.redattoresociale.it)

    20 aprile incontro di Legambiente sul rigassificatore a Taranto
    it.groups.yahoo.com/group/cambiataranto/message/488





    Comunicato di Giuspeppe Stasolla sul Rigassificatore a Taranto

    L'iniziativa assunta dalla Regione Puglia di promuovere un percorso allargato agli Enti Locali, alle Associazioni ed ai portatori di interessi diffusi, per l'adozione del piano energetico regionale (P.E.A.R.) costituisce un'esperienza assolutamente innovativa di come si possa amministrare e decidere nella democrazia partecipata.
    Per la Comunità Jonica, se non altro, questo passaggio costituisce un'opportunità interessante per discutere in maniera palese ed obiettiva circa l'insediamento di un terminale per la rigassificazione nell'area portuale di Taranto.


    Già in precedenza ebbi modo di esprimere che sarebbe stato sbagliato assumere posizioni aprioristiche e preconcette avverso tale insediamento, significando con ciò che risultava necessario, invece, comprendere nel merito la portata dell'impianto, negli aspetti connessi all'impatto ambientale, alla sicurezza della popolazione, agli aspetti vocazionali del Territorio, alle legittime prerogative delle imprese già esistenti in quell'area, e via discorrendo.


    In questi mesi, purtroppo, invece di aprire un vero dibattito su questo, si è lasciato che l'argomento diventasse esclusivo appannaggio di dichiarazioni piovute dall'alto, col rischio concreto che l'impianto si possa realizzare con la sola "benedizione" di qualche rilevante personalità, anche del centro-sinistra, espropriando così il Territorio, le sue Rappresentanze, le sue diverse anime, da quell'indispensabile percorso partecipato.


    Forse anche a noi esponenti del centro-sinistra (locale e nazionale) la vicenda della TAV ha lasciato pochi insegnamenti.


    È proprio deciso che il Rigassificatore anziché a Brindisi si farà a Taranto? Chi l'ha deciso?


    Considerando che a brindisi i lavori stanno proseguendo, intravedo il rischio che in Puglia si costruiscano ben due Rigassificatori, su cinque programmati in tutto il Paese!!


    Un sacrificio un po' sproporzionato,


    Risulta altresì singolare che gli Enti Locali, compresa la Provincia, non abbiano espresso osservazioni allo Studio di Impatto Ambientale depositato dalla Società proponente.


    Eppure credo che osservazioni ve ne fossero.


    Innanzitutto, circa le questioni vitali legate alla sicurezza dell'impianto.


    Non dimeno, comprendere, per accettarne l'idea, le possibilità concrete che tale insediamento possa o no coniugarsi con le vocazioni commerciali (parliamo di insediamenti già operativi) che abbiamo sempre sostenuto di voler mettere a regime col futuro del porto di Taranto.


    Come Rappresentante dell'Organo di Consiglio Provinciale credo che l'Esecutivo della mia Amministrazione Provinciale e tutti i Partiti che la sostengono, debbano compiere ogni sforzo per recuperare il ritardo che si è determinato nella discussione di questo importante argomento.


    Sono fermamente convinto che è soprattutto dagli Enti Locali che i cittadini dovranno ricevere le risposte ai loro interrogativi; senza attendere che siano gli Organi di Informazione a parlare di quel "mutismo" che sembra avvolgere un po' da sempre la nostra Comunità, su questa materia.


    Si volti pagina, per una buona volta, rispetto al passato.



    Giuseppe Stasolla


    Presidente della Commissione Ambiente della Provincia di Taranto



















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    malandrine
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    00 24/04/2006 18:17
    due città, due storie ...
    RIGASSIFICATORE?

    due città, due storie ...

    da provincia.brindisi.it
    da Corriere del Giorno
    da Gazzetta del Mezzogiorno

    leggete ... leggete ...

    a Brindisi

    RIGASSIFICATORE


    Le più significative azioni poste in essere dall'Amministrazione Provinciale di Brindisi contro un progetto ritenuto gravemente lesivo delle possibilità di sviluppo del territorio e straordinariamente rischioso in quanto relativo ad un'area del porto già ad elevato rischio di incidente rilevante per la preesistenza di altri impianti a rischio:

    · il 16/7/2004, il Presidente della Provincia Errico, insediatosi nella carica da 20 giorni, ha inviato al Procuratore della Repubblica di Brindisi approfondito rapporto sull'iter amministrativo in corso, rilevando ipotesi penalmente rilevanti nella istruttoria e definizione della pratica sulla scorta di pareri e determinazioni illegittimamente ed incautamente prodotti;

    · il 5 agosto 2004 il Consiglio Provinciale di Brindisi – senza alcun voto contrario – ha espresso contrarietà alla costruzione e all'esercizio di detto impianto con atto di indirizzo politico ed amministrativo cui i diversi uffici dell'Ente dovranno inderogabilmente attenersi in presenza di eventuali specifiche istanze di autorizzazione connesse;

    · con ricorso alla Giustizia Amministrativa sono state impugnate le Conferenze di servizi di settembre e dicembre 2004 relative alle opere di caratterizzazione e messa in sicurezza o bonifica delle aree di mare e terra in zona Capo Bianco, prodromiche a qualunque opera di costruzione dell'impianto;

    · il 30 dicembre 2004 il Servizio Ecologia e Ambiente della Provincia di Brindisi ha diffidato la società italo-inglese promotrice dell'investimento dall'intraprendere qualsiasi attività di indagine per la caratterizzazione delle aree di che trattasi in assenza di piano di attività concordato con le Autorità locali;

    · il 26/1/2005 è stata presentata alla Commissione Europea denuncia di inadempimento della Repubblica Italiana in sede di autorizzazione alla realizzazione del rigassificatore e delle opere connesse nel porto di Brindisi per violazione della normativa comunitaria in tema di Valutazione di Impatto Ambientale e di rischio industriale e della normativa nazionale concernente l'area ad elevato rischio di crisi ambientale della provincia di Brindisi;

    · il 9/2/2005 è stata presentata istanza al Ministro delle Attività Produttive, al Ministro per l'Ambiente e la Tutela del Territorio e al Presidente della Giunta Regionale Pugliese affinché gli stessi esercitino i poteri di autotutela al fine di rimuovere integralmente la situazione di illegittimità circa la normativa comunitaria e nazionale denunciata in merito al progetto.

    · Il 1/6/2005 il Presidente della Provincia Errico ha inviato al Procuratore della Repubblica di Brindisi nuovo approfondito rapporto sugli sviluppi intervenuti nella vicenda

    · il 21 giugno 2005 il Presidente della Provincia Errico ha inviato ai Sostituti Procuratori della Repubblica di Brindisi impegnati in inchieste giudiziarie su interferenze tra politica ed affari a Brindisi una richiesta di accertamento di possibili comportamenti penalmente rilevanti nella vicenda del rigassificatore.

    · il 29 luglio 2005 Presidente della Provincia e Sindaco di Brindisi hanno portato in piazza oltre 6.000 persone, per la terza grande manifestazione di popolo contro il rigassificatore in barba alle ferie estive e al sole cocente: oltre a innumerevoli Comuni e Province pugliesi, ha aderito la Regione Puglia, rappresentata dal Presidente Nichi Vendola (che ha tenuto il discorso conclusivo) e dall'Assessore all'Ambiente Michele Losappio.

    · Il 27 ottobre 2005 il Presidente della Provincia di Brindisi ha prodotto atto di significazione e diffida alla Brindisi LNG S.p.A. a non modificare lo stato dei luoghi interessati dal progetto di realizzazione delle opere in questione

    · In relazione all'avvio dei lavori di colmata, il 7 novembre 2005 il Presidente della Provincia di Brindisi ha consegnato nelle mani del Procuratore della Repubblica di Brindisi esposto con richiesta di accertamento di dolo eventuale

    · Il 30 novembre il Presidente della Provincia ha incontrato a Roma il Ministro dell'Ambiente Altero Matteoli al quale, dopo aver rappresentato la grave situazione ambientale brindisina (relazione) e illustrato il piano del porto di Brindisi, ha spiegato le motivazioni in fatto di sviluppo, sicurezza e ambiente che rendono insuperabile l'opposizione al progetto. Ottenendo dal Ministro assicurazioni sulla riapertura dell'iter amministrativo in accordo con Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministro delle Attività Produttive. Le successive dichiarazioni del Ministro che, nel garantire la procedura di V.I.A. su tutti i progetti di rigassificatore in Italia, ha comunque ribadito la non necessità della stessa per Brindisi, sono state di senso opposto rispetto all'impegno assunto.

    · il 13 aprile 2006 il Presidente della Provincia di Brindisi ha diffidato la Brindisi LNG dall'effettuare caratterizzazioni o modifiche dello stato dei luoghi nell'area di oleodotto sottomarino dismesso a Capo Bianco, in assenza di alcun elaborato documentale delle attività di rimozione da mettere in atto.


    E' stato coerentemente fatto ad oggi quanto in potere dell'Amministrazione per superare le scelte incredibili e non partecipate di precedenti amministratori che nell'assumere senza averne la facoltà impegni con Governi e aziende, mai hanno coinvolto la popolazione o i rappresentanti della stessa in Consiglio Comunale, Provinciale o Regionale.

    Sarà fatto ancora tutto il possibile – istituzionalmente, amministrativamente e politicamente – affinché l'impianto non venga realizzato, in accordo con le aspirazioni della popolazione brindisina che da tempo manifesta in maniera sempre più pesante per lo sviluppo sostenibile e contro il rigassificatore.

    La Giunta Provinciale del 14 aprile 2006, su proposta del Presidente Michele Errico, ha deciso all'unanimità l'adesione della Provincia di Brindisi alla manifestazione indetta per il prossimo 29 aprile dalle associazioni e dalla cittadinanza attiva di Brindisi per un nuovo sviluppo contro il rigassificatore.

    L'adesione vuole confermare il fermo intendimento della Provincia di Brindisi di andare avanti sulla strada dello sviluppo sostenibile e non effimero sinora perseguita in ogni atto e programmazione, da ultimo il Programma di Intesa Istituzionale tra Regione, Provincia e Comune di Brindisi per l'ambiente, la ricerca e formazione e la logistica e per lo sviluppo economico della provincia di Brindisi", firmato lo scorso 13 marzo e già messo in atto nelle opere di bonifica avviate nei giorni scorsi.

    Secondo chiaro mandato ricevuto dagli elettori, l'Amministrazione Provinciale di Brindisi è pronta a sostenere e difendere la propria idea di sviluppo di fronte al futuro Governo Nazionale, come sinora ha fatto contro quello uscente. Con l'ottimismo indotto dalle ampie assicurazioni ricevute negli ultimi mesi dai leader del futuro Governo di centro-sinistra, dalla ampia e qualificata rappresentanza parlamentare conseguita dal territorio brindisino, e dalla chiara posizione della Regione Puglia confermata nel Piano Energetico Ambientale Regionale che, si ricorda, è ancora aperto al contributo di Comuni, associazioni e organizzazioni pubbliche e private nell'incontro di consultazione territoriale che si terrà a Brindisi il prossimo 27 aprile.

    L'Amministrazione Provinciale di Brindisi invita i cittadini della provincia e tutti i Comuni del territorio ad aderire alla grande manifestazione del 29 aprile.


    e a TARANTO ?
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    malandrine
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    00 24/04/2006 18:18


    da www.delfinierranti.org
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    00 25/04/2006 03:12
    SSSSSSSSSSStraPorcaMIseria,ma allora siam proprio allo sfacelo i vari Hitler,Mao e stalin e pinochè
    [SM=g27996] accidenti e super accidenti oltre al fosgene e a Falconara Siam arrivati al tacco e ribatto quattro?ecco perchè' la VERGOGNA non esiste più? si vergogna di umanoidi di questa risma?belle le foto,immagini espressive,sopratutto quelle del tavolo della confernza,ognuno disintererssato e affaccendato in mille faccende affancendato(magari gli estratti conto bancari degli imbrogli e raffazzonamenti e ....................anche lo schifo si astiene e se nè' và' in Ferie a pontificare altrove Speriamo che l'unico esempio ,dopo tanti aannnniii di bari ,resti in cinta e partorisca a breve tanti gemelli siamesi
    spero di essere riuscito ad inserirmi a tutti questi messaggi di estremo valore-valenza-validità
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    00 25/04/2006 03:18
    ............. a seguire. e sottolineare ed evidenziare e a gridare
    ........oltre a CARTESIO? anche la carta igenica si indignerebbe di questi esponenti di elgaambiente(culirotti?!si dice così' al porto sui 3 mari?) Mi piace ?????????enzo-ferrari di taranto-oggi!chi è? il direttore!mi sembra che vada più forte e vincente delle rosse di F.uno 1 di maranello?chissà ,se lo sà il parroco delle campane di Maranello-Modena DIN DON DAN,oramai arrivati a quella di Rovereto di Trento?tutta rotta e crepata da sempre?
    spero di essere riuscito ad inserirmi a tutti questi messaggi di estremo valore-valenza-validità
  • Rita.F
    00 26/04/2006 19:06
    Qui sas, qui sas, qui sas!
    Chissà perché ci sono dei posti dove Legambiente funziona benissimo e altri in cui bisogna prendere le distanze dalle loro iniziative. Sarà che le persone fanno le associazioni e non viceversa. Peccato che non abbiamo la vocazione turistica, sarà perché la costa è stata per anni territorio di giochi e lotterie tra varie famiglie più o meno intrallazzate che ne hanno disposto senza limiti ma con riserve?
    Chissà perché non siamo capaci di affrontare una politica di crescita turistica quando ci è stato detto di consumare tutto subito, alla faccia dei depuratori e dei divieti. Se facevi il bagno in alcune zone, potevi usufruire di vari prodotti gratuiti: il petrolio che aumenta l'abbronzatura e l'olio del fritto da usare come eau de cologne per la serata. Pochi metri più in là, intanto, sulla spiaggia, a parte una collezione di siringhe usate, potevi trovare un bel deposito di amianto da smaltimento fai da te.

  • Rita.F
    00 01/05/2006 21:14
    Comunicato stampa del 22 aprile 2006

    Legambiente non dice si' al rigassificatore a Taranto
    Trasmetto copia del comunicato stampa inviato ai giornali per chiarire la posizione si Legambiente sul rigassificatore fortemente travisata in questi giorni da alcuni mass-media con titoli ad effetto e locandine scandalistiche. Credo che essa sia chiara e non ambigua, nel ribadire tutti i dubbi del Circolo di Taranto sul rigassificatore, ma allo stesso tempo ferma nel richiedere un approccio scientifico e non pregiudiziale sulla questione.

    Al di là dell'amarezza per i resoconti a volte fuorvianti di taluni media, il Circolo di Taranto di Legambiente valuta con grande soddisfazione il successo della iniziativa del 20 aprile. Una sala piena di almeno 200 persone, le precise osservazioni poste dal nostro responsabile scientifico nazionale Stefano Ciafani, relazioni scientificamente qualificate, un dibattito in cui tutti hanno potuto intervenire: non sono momenti frequenti in questa città.
    Lunetta Franco (Coordinatrice Legambiente Circolo di Taranto - legambiente.taranto@mail.legambiente.com)
    Legambiente non dice si al rigassificatore, come nei giorni scorsi è apparso in alcuni media locali, specialmente in alcune titolazioni.

    Nell' ipotesi di riconversione del sistema energetico verso un modello che veda al centro il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, abbiamo sempre detto che, nella transizione, si sarebbe dovuto usare sempre più gas (il combustibile fossile meno dannoso relativamente all'aumento dell'effetto serra, nonché il meno inquinante anche su scala locale) e sempre meno olio combustibile e carbone. Prevedendo un aumento di consumo di gas (cosa che si è puntualmente verificata negli ultimi anni), e pensando anche ai benefici effetti che deriverebbero dalla rottura del monopolio Eni in questo campo, Legambiente pensa, a Taranto come a Roma, che in Italia sia necessario costruire tre impianti di rigassificazione.


    Il Circolo Legambiente di Taranto, partecipe dell'approccio di ambientalismo scientifico che caratterizza l'associazione, si rifiuta di partecipare al dibattito sulla localizzazione con posizioni aprioristicamente contrarie o favorevoli e ha scelto, da tempo, il metodo di entrare nel merito delle questioni, affrontando i problemi che un impianto di tale genere potrebbe creare nella nostra città.


    La nostra posizione ufficiale è stata chiaramente espressa e ufficializzata sia a livello cittadino che regionale, nell'ambito delle osservazioni da noi presentate al Piano Energetico Ambientale Regionale e che allo stato sono il documento ufficiale di Legambiente sull'argomento, consegnato all'assessore regionale Losappio.


    In particolare nelle osservazioni del Comitato Regionale pugliese di Legambiente a proposito dell'ipotesi di rigassificatore a Taranto si dice:


    "Per quanto riguarda la proposta di Taranto, Legambiente già nel maggio 2005 ha fatto richiesta a Comune e Provincia affinché venisse aperto un tavolo di confronto pubblico e trasparente con le forze sociali e le associazioni ambientaliste. Questa richiesta è rimasta finora senza esito. L'augurio di Legambiente è che gli enti locali si facciano promotori di un civile e scientifico confronto democratico per fare luce su alcuni aspetti fondamentali da approfondire in merito alla valutazione di impatto ambientale (come ad esempio le interazioni della costruzione e dell'attività del terminal proposto con le attività commerciali e industriali del porto e con i limitrofi impianti siderurgici e di raffinazione e con le attività di bonifica del sito di interesse nazionale da bonificare, la valutazione del rischio di incidente rilevante e di un eventuale effetto domino, etc.)"



    Nelle osservazioni del Circolo di Taranto, che qui riporto, la posizione è rafforzata ulteriormente dalle prime osservazioni sulla V.I.A presentata da Gas Natural:



    "Allo stato attuale, in considerazione della estrema vicinanza ad impianti industriali ad alto rischio di incidente e/o a rischio di incidente grave (raffineria, centro siderurgico, ecc.), nonchè delle ripercussioni negative sul traffico commerciale marittimo causate dalle limitazioni dovute all'afflusso di navi metaniere, la proposta avanzata dalla Gas Natural risulta estremamente problematica.
    Anche per l' altrettanto problematica gestione dei fanghi e dei sedimenti risultanti dal previsto dragaggio dei fondali nell'eventualità, non improbabile vista la vicinanza ad aree fortemente inquinate, che tali materiali risultino almeno in parte rifiuti tossici e nocivi.

    La V.I.A. presentata dalla Gas Natural dà solo parziali risposte ai problemi su enunciati

    - dando per scontato, ad esempio, sulla base di alcuni campioni analizzati, che i sedimenti che dovranno essere dragati non siano in alcun caso nocivi o pericolosi,


    - non indicando che fine faranno i fanghi e l'acqua riveniente dal suddetto dragaggio;
    - non proponendo soluzioni (nuova rotta di attracco, ad esempio) ai problemi che i continui attracchi di navi gasiere porrebbero rispetto all'attuale traffico marittimo del porto di Taranto, né preoccupandosi dell'inevitabile riduzione delle prospettive di incremento di tale traffico legate ad un eventuale secondo operatore di traffico containers.
    - sorvolando completamente sulle compensazioni in termini ambientali cui la città avrebbe diritto se accettasse di sopportare un impianto di tale rilievo e peso"



    Non si vede come da queste posizioni, condivise peraltro anche da Legambiente nazionale si possa desumere un nostro parere favorevole, sia pure a condizione, alla localizzazione a Taranto del rigassificatore previsto in Puglia dal PEAR.
    Per quel che ci riguarda siamo ancora nella fase dello studio e del confronto e siamo orgogliosi di aver dato il 20 aprile scorso un'occasione di dibattito, con relazioni scientificamente qualificate, in cui tutti hanno potuto esprimere le loro opinioni.


    Continuiamo a pensare che sia indispensabile incrementare le occasioni di dibattito e di confronto cittadine sull'argomento, in modo da poter giungere ad una decisione il più possibile condivisa, qualunque essa sia. Noi in questo faremo la nostra parte, pensiamo che anche tutti gli altri "attori" della società tarantina, a partire dalle istituzioni locali, dalle forze sociali e politiche, dal modo dell'associazionismo, dovrebbero fare altrettanto.


    Nei prossimi giorni completeremo ed invieremo le nostre osservazioni alla Valutazione di Impatto Ambientale presentata da Gas Natural, rendendole note alla opinione pubblica ed esamineremo con la massima attenzione le risposte che ad esse verranno.
    Ci sembra questo il modo giusto di procedere, sicuramente più complesso e scomodo dell'espressione di un no aprioristico che non si confronterebbe con il merito delle questioni in campo.


    Note:

    Il disperato equilibrismo di Legambiente & Co.

    (Enzo Ferrari - da TarantOggi del 23 aprile 2006 - info@tarantoggi.it)


    Legambiente di Taranto è in imbarazzo. E' in imbarazzo come lo sono tutte quelle entità che, all'interno di partiti, istituzioni, sindacati, associazioni, in buona fede avevano guardato almeno con timore all'ipotesi di insediare un rigassificatore nell'area industriale e che oggi si vedono schiacciati da questo conformistico orientamento nazionale che sembra voler imporre il rigassificatore a Taranto. Da qui le contraddizioni esplose negli ultimi giorni: da una parte la consapevolezza di una scelta quantomeno azzardata, dall'altra la necessità di conformarsi alle direttive nazionali. Con l'aggiunta di dover "recuperare", in alcuni casi, lo sbilanciamento su posizioni più radicali manifestato in passato. I poco credibili equilibrismi ai quali stiamo assistendo in questi giorni sono figli di queste contraddizioni.
    Le stesse puntualizzazioni odierne di Legambiente (le leggiamo a pagina 14) sono la sintesi di queste contraddizioni.
    Infatti, più che indirizzare alla responsabilità dei giornali una presunta distorsione del Legambiente-pensiero, la coordinatrice Lunetta Franco avrebbe dovuto rimasticare con più attenzione le dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa al Fermi dal suo presidente nazionale Roberto Della Seta. Parole, quelle del presidente di Legambiente, che i giornali hanno riportato tutti in modo pressoché uniforme. Ora, a meno che tutti i cronisti presenti alla conferenza abbiano inteso male e tutti male allo stesso modo, appare evidente che qualcosa di poco avveduto Della Seta deve averlo detto, se tutti i giornali hanno poi titolato che Legambiente è favorevole alla costruzione di un rigassificatore a Taranto.
    Della Seta ha sostanzialmente detto che il rigassificatore è destinato a Taranto, invece che a Brindisi, perché questa città non ha vocazione turistica; l'impianto non comporta pericoli ambientali; quella di Taranto è in ogni caso una collocazione ideale; la presenza del rigassificatore invece che ostacolare i traffici al porto innescherebbe un circolo virtuoso legato soprattutto alla catena del freddo; Legambiente si atterrà in ogni caso alle risultanze della procedura per la valutazione d'impatto ambientale
    Ora appare difficile conciliare la generosa e rassicurante fiducia riposta dal presidente Della Seta nell'insediamento del rigassificatore, con le caute puntualizzazioni giunte ieri da Lunetta Franco, se è vero, come riportato in questa pagina, che il circolo cittadino di Legambiente definisce "estremamente problematica" la coesistenza del rigassificatore accanto ad altri impianti ad alto rischio e rispetto ai traffici commerciali all'interno del porto. Se quindi per Della Seta il rigassificatore può addirittura portare sviluppo (chissà se della stessa idea sono gli operatori portuali e chissà se a Della Seta sia stato riferito che da queste parti non risultano esserci aziende impegnate nella trasformazione del prodotto che possano approfittare della catena del freddo), meno convinto di ciò appare il circolo cittadino della sua associazione. Non è quindi vero ciò che afferma la Franco e cioé che vi è sintonia tra Legambiente nazionale e Legambiente locale, all'interno della quale vi sono pure delle diversità di vedute, come dimostra il percorso di Leo Corvace, coordinatore provinciale dell'associazione, che ha preferito muoversi a titolo personale per dare vita al comitato per il no al rigassificatore.
    Se poi vogliamo andare più in profondità, già nel febbraio scorso - e quindi prima ancora che Legambiente locale richiedesse un confronto con Comune e Provincia - Legambiente nazionale in un proprio documento ufficiale sulle opere da realizzare in Italia indicava Taranto come sito ideale per ospitare uno dei tre rigassificatori in Italia: "Un impianto va realizzato in Puglia, ma non nel mezzo del porto di Brindisi. Molto meglio a Taranto o vicino alla centrale a carbone di Cerano (che così potrebbe essere riconvertita a gas)". Questo documento è reperibile all'indirizzo internet www.lanuovaecologia.it/ecosviluppo/grandi_opere/5439.php.
    In ogni caso, e questo è l'aspetto più oscuro di tutta la vicenda, nessuno, tantomeno Legambiente, ha mai spiegato attraverso quali criteri di valutazione si è giunti a ritenere che Taranto sia il sito ideale per costruire l'impianto. Non risulta infatti che Taranto sia stata prescelta tra una rosa di siti alternativi. L'indicazione è stata perentoria, priva di alcuna argomentazione. Così come rimane privo di spiegazioni plausibili il perché Legambiente giudichi di "estrema pericolosità" la costruzione del rigassificatore a Brindisi e non la stessa cosa dica per Taranto; perché sull'Adriatico rappresenti una "mastodontica invasività ambientale" e sullo Jonio si trasformi quasi in una fabbrica di cioccolatini.
    La spiegazione offerta da Roberto Della Seta ("Qui non avete vocazione turistica") appare francamente risibile e irriguardosa nei confronti della città. Amesso e non concesso che Taranto non abbia vocazione turistica, non si capisce per quale ragione questa presunta lacuna debba essere pagata al prezzo di un rigassificatore.
    Quanto all'attesa delle risultanze delle procedure di V.I.A., a dire il vero da una associazione un tempo dai connotati molto più movimentisti ci saremmo aspettati un ruolo decisamente più attivo, se non si vuole rischiare che l'approccio da "ambientalismo scientifico" del quale parla Lunetta Franco vada a sfumarsi in un pallido esercizio notarile.

  • Rita.F
    00 07/05/2006 18:43
    Incubo esplosione a Taranto nell'area riservata all'impianto di rigassificazione


    Leo Corvace, portavoce del ''no'': ''In molti hanno bisogno della loro piccola Chernobyl per rendersi conto della realtà''. Trentacinque milioni di litri di greggio mettono a rischio la città

    TARANTO - “Evidentemente molti, per rendersi conto della realtà, hanno bisogno della loro piccola “Chernobyl” in casa. Per fortuna non l’abbiamo avuta. Ma ci siamo andati vicini”. La dichiarazione è di Leo Corvace, coordinatore del Comitato “No al rigassificatore” di Taranto. Alle ore 18.30 del primo maggio un serbatoio dell’Agip raffinazione di Taranto si è rotto provocando la fuoriuscita di 35 milioni di litri di greggio. Da quel momento in poi è iniziata una lunga maratona per i vigili del fuoco al fine di scongiurare l’esplosione intorno al serbatoio 3002. “L’incidente alla raffineria - dice Leo Corvace – risolleva il problema della mancata corretta applicazione della direttiva Seveso sul territorio e conferma l’inadeguatezza del sito, individuato per la realizzazione del rigassificatore. A Taranto non è mai stata fornita un’adeguata informazione alla popolazione e non sono stati approntati gli adempimenti previsti dal D.M. del maggio 2001 per quanto riguarda le distanze fra queste industrie a rischio e le circostanti infrastrutture, costruzioni ed attività”.

    Sarebbe bastata una scintilla per provocare una esplosione come quella recente di Priolo. La polizia ferroviaria ha sospeso il traffico dei treni che passano a poche decine di metri e che sono stati sostituiti con autobus. E’ stata bloccata anche la statale 106. E la città è rimasta sotto la “spada di Damocle” del disastro fino a quando i vigili del fuoco, dopo avere isolato il greggio con un’abbondante schiuma per evitare qualsiasi contatto con l’aria, sono riusciti con procedure lente e complicate a contenere l’allagamento, che si teme possa avere inquinato la falda acquifera. Ventitré operai del vicino impianto siderurgico dell’Ilva sono rimasti intossicati. Per circa 24 ore un odore nauseabondo ha invaso la città di Taranto. Lo scampato pericolo ha riacceso il dibattito sul rigassificatore a Taranto che dovrebbe sorgere a poca distanza dall’Agip raffinazioni. Afferma Leo Corvace: “L’incidente alla raffineria dimostra tutta l’avventatezza delle posizioni che, a vario titolo, sono state espresse a favore del rigassificatore. L’auspicio è un generale ravvedimento che possa servire a bloccare il progetto attualmente in fase di approvazione”.

    Leo Corvace è anche presidente provinciale di Legambiente, di cui tuttavia non è portavoce sulla “questione rigassificatore” in quanto Legambiente ha specificato a Taranto di non essere pregiudizialmente contraria al progetto. A questo proposito si registra un suo ulteriore passo in avanti con l’approvazione del nuovo piano regolatore per il porto di Taranto all’interno del quale viene riservata l’area per l’impianto di rigassificazione. Verso questa decisione ha minacciato ricorso il MAC (Movimento di Azione Cittadina) che si avvale dell’esperienza del pilota del porto, comandante Gennaro Cimaglia. (Daniele Marescotti)

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    00 07/06/2006 11:04
    Comunicato stampa di Wwf Taranto e PeaceLink


    A firma di Gaetano Barbato e Alessandro Marescotti (responsabile Wwf di Taranto e presidente di PeaceLink)

    Oggetto: Studio di Impatto Ambientale sul rigassificatore di Taranto

    E' finalmente su Internet lo studio ufficiale commissionato dall'azienda Gas Natural alla Medea Engineering s.a. Ottenerlo è stato molto difficile.


    Da tempo avevamo evidenziato una grave carenza di informazione sulla VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) del rigassificatore di Taranto. Non si trovava il CD-ROM contenente il voluminosto Studio di Impatto Ambientale che è alla base della procedura. Avevamo il sospetto che ci fosse stato nascosto un diritto (si veda lists.peacelink.it/taranto/msg01178.html).

    Giovedì 1 giugno finalmente è giunto il CD-ROM con lo Studio di Impatto Ambientale inviato dall'Assessorato all'Ambiente della Regione Puglia, su richiesta del Wwf di Taranto. Avevamo richiesto il CD-ROM anche alla Provincia di Taranto che, più volte sollecitata, non ha inviato nulla e non ha neppure risposto. Invece l'Assessorato all'Ambiente della Regione ha risposto con una lettera datata 24 maggio 2006 (prot. 6512).

    Adesso abbiamo duplicato il CD-ROM per diffonderlo (chiunque fosse interessato può telefonare al 3471463719 o scrivere a taranto@wwf.it).

    Forniremo il CD-ROM alla Commissione Ambiente della Provincia che in data 24 maggio - durante l'audizione richiesta dalle associazioni ambientaliste di Taranto - aveva dichiarato di non esserne in possesso.

    Inoltre il CD-ROM si può già da ora scaricare da Internet collegandosi al sito www.tarantosociale.org

    Grazie alla diffusione on-line sul sito Internet di Taranto Sociale, frutto di un lavoro in tamdem fra PeaceLink e Wwf di Taranto, la documentazione ufficiale sul rigassificatore e i suoi rischi per la prima volta diventa pubblica.

    Finalmente diventa pubblica la versione integrale dello Studio di Impatto Ambientale che gli enti locali dovrebbero diffondere su Internet ai sensi della Convenzione di Aarhus.

    Gli enti locali devono per legge diffondere su Internet, ai sensi della Convenzione di Aarhus, la documentazione ambientale in loro possesso.

    L'articolo 7 comma 1 della Convenzione di Aarhus recita infatti: "Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che le autorità pubbliche strutturino l'informazione ambientale rilevante per le loro funzioni e in loro possesso o detenuta per loro conto ai fini di un'attiva e sistematica diffusione al pubblico, in particolare mediante le tecnologie di telecomunicazione informatica e/o le tecnologie elettroniche, se disponibile".

    Tale norma è stata recepita nella legislazione italiana con la Legge 16 marzo 2001, n. 108 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 85 del 11 aprile 2001 - Supplemento Ordinario n. 80) dal titolo "Ratifica ed esecuzione della Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale, con due allegati, fatta ad Aarhus il 25 giugno 1998".

    Ci dispiace che tale diritto sia stato negato ai cittadini di Taranto e pertanto saranno i movimenti ambientalisti a fare ciò che le istituzioni non hanno fatto.

    Vi invitiamo a leggere subito un passo estremamente interessante. Lo Studio di Impatto Ambientale, alla base della procedura della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), valuta due ipotesi per il rigassificatore: dispedere in atmosfera il metano connesso allo smaltimento vapori di boil-off o bruciarlo? Nel primo caso c'è il pericolo della vicina torcia Agip e nel secondo caso ci sarebbe un aumento di incidente in un'area già ad elevato rischio.

    Buona lettura!

    Getano Barbato e Alessandro Marescotti
    www.tarantosociale.org


    ------

    TERMINALE DI RICEZIONE E RIGASSIFICAZIONE GAS NATURALE LIQUEFATTO (GNL) TARANTO

    STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE (SIA)
    pagina 110 di 245



    12.3 Smaltimento vapori di boil-off

    Il GNL è di norma stoccato temporaneamente come liquido vicino al punto di ebollizione,
    per cui ingressi di calore nel sistema, sempre possibili per quanto minimizzabili, si
    traducono nella produzione di vapori detti di boil-off che possono avere composizione
    anche piuttosto differente rispetto a quella del GNL (nella scala delle sostanze presenti
    nel GNL che più facilmente vaporizzano il metano precede gli altri idrocarburi, ma è a sua
    volta preceduto dall’azoto).
    I vapori di boil-off in genere possono essere:
    - compressi e ricondensati per assorbimento nel GNL destinato alla vaporizzazione;
    - trasferiti alle navi metaniere attraverso un’apposita linea dedicata;
    - compressi nella rete di trasporto e distribuzione del gas naturale;
    - utilizzati all’occorrenza come gas combustibili.
    Talune situazioni gestionali eccezionali determinano però la produzione di vapori di boiloff
    non più recuperabili e pertanto da destinarsi allo smaltimento.
    La norma tecnica UNI EN 1473:2000 prevede al riguardo che tali vapori possano essere
    soggetti a:
    - combustione in una torcia;
    - rilascio diretto in atmosfera tramite candela di scarico.
    La norma non privilegia una modalità di smaltimento rispetto all’altra, imponendo
    semplicemente che le installazioni di GNL vengano progettate basandosi sul principio
    dell’utilizzo non continuativo della torcia o della messa in atmosfera non continua dei
    suddetti vapori.

    In definitiva:
    - le torce si caratterizzano per la completa combustione dei vapori di boil-off destinati
    allo smaltimento con produzione di fumi di combustione ed emissione concentrata di
    calore: è pertanto necessario verificare che la radiazione termica prodotta dalla
    torcia sia opportunamente minimizzata in corrispondenza dei ricettori sensibili;
    - gli sfiati si caratterizzano per la dispersione in atmosfera dei vapori di boil-off senza
    combustione: è pertanto necessario verificare che le miscele infiammabili di vapori
    di boil-off che si vengono a determinare non possano raggiungere alcuna fonte di
    ignizione.
    Di norma si ritiene più sicuro concentrare la combustione dei vapori di boil-off non più
    recuperabili in una torcia posta a un’altezza e a una distanza dai potenziali ricettori
    sensibili sufficiente per non determinare effetti negativi, piuttosto che rilasciare in
    atmosfera una nube di vapori con caratteristiche di potenziale pericolosità.
    Tale pratica (combustione preferita a dispersione in atmosfera) risulterebbe infatti non
    solo più sicura, ma anche più accettabile dal punto di vista ambientale, visto che il metano (componente principale del gas naturale) ha un GWP (Global Warming Potential, fattore potenziale di riscaldamento globale) ben 21 volte superiore rispetto a quello dell’anidride carbonica.
    Nonostante gli indubbi vantaggi sopra elencati del ricorso alle torce rispetto alle candele di scarico, l’ubicazione di una torcia nell’area impianti è resa difficoltosa dall’esigenza di
    mantenere adeguate distanze di sicurezza sia dagli impianti che dalle aree esterne
    all’impianto con riferimento alle massime radiazioni termiche ammissibili.
    La possibilità di ubicare una candela di scarico a una quota adeguata, tenuto conto che i
    vapori di boil-off sono più leggeri dell’aria e che i regimi anemometrici tipici tendono ad
    allontanare i suddetti vapori da eventuali fonti di ignizione, hanno portato a ritenere
    comunque preferibile la soluzione della candela di scarico, garantendo analoghe
    condizioni di sicurezza.
    In particolare la candela di scarico è stata ubicata ad adeguata distanza dagli impianti in
    modo che l’eventuale e poco probabile ignizione dei vapori di boil-off in uscita non possa
    determinare radiazioni termiche eccessive nei confronti degli impianti stessi.
    Inoltre in fase di ingegneria di dettaglio sarà possibile valutare l’applicazione, al momento
    in fase di sviluppo, di una “candela intelligente”, cioè una candela normalmente fredda,
    ma che in caso di emergenza possa funzionare da torcia.
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    malandrine
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    00 25/06/2006 21:48
    COMUNICATO STAMPA
    Associazione AMICI DI BEPPE GRILLO Sez. Taranto
    Associazione PEACELINK



    Apprendiamo dalla stampa la “grave” notizia, ovvero della volontà della Regione Puglia (incontro di ieri tra il Presidente Vendola, l’Assessore Losappio e il Ministro Bersani), di collocare un rigassificatore a Taranto, scartando l’ipotesi di Brindisi. In qualità di associazioni che da subito si
    sono schierate per il NO “ad un rigassificatore a Taranto”, riteniamo Taranto improponibile ed inidonea come sito per l'insediamento di un rigassificatore.

    Chiediamo al Presidente Vendola e all’Assessore Losappio: alla luce del rischio di “peggiore incidente”, previsto nella valutazione di impatto ambientale di Oxnard (Rapporto della Commissione Energetica della California del Luglio 2003), quale scenario ci troveremmo di fronte a Taranto in caso di atti di sabotaggio o terrorismo oppure di un banalissimo incidente di collisione tra navi?

    Noi siamo venuti a sapere che uno studio preparato per il Pentagono nel 1982 (ne abbiamo una copia disponibile per la consultazione) afferma che “è probabile che se il 9 % del carico di Gas
    liquido di una nave cisterna fuoriuscisse sull’acqua. [...] Si trasformerebbe in una nube o un pennacchio e si disperderebbe lungo la superficie fino a incontrare una fonte di accensione. Tale nube potrebbe in dieci/venti minuti allungarsi sottovento almeno tre miglia. Alla fine potrebbe arrivare piu' lontano, dalle sei fino alle dodici miglia. [...] Come un palla di fuoco potrebbe bruciare qualsiasi cosa nel suo raggio, ed il suo calore radiante potrebbe causare ustioni di terzo grado e dar vita a incendi fino a uno/due miglia di distanza dalla nube. Una palla di fuoco di GNL diffondendosi in una citta' puo' causare un’enorme quantita' di incendi ed esplosioni in una vasta area. Al momento o nel prossimo futuro non c’e' modo di combattere un grande incendio di GNL.”. La potenza di un'esplosione di gas equivale a quella dell'energia nucleare. Siamo venuti a sapere che, secondo lo studio preparato per il Pentagono nel 1982 (ne abbiamo una copia disponibile per la consultazione), l’energia sprigionata da una gasiera con un serbatoio di 125.000 metricubi sarebbe equivalente a 55 bombe di Hiroshima prive di radiazioni, come pure affermato in “Science and Environmental Policy Project”. Queste notizie ci allarmano moltissimo.

    Siamo convinti:
    - dell’elevato tasso di pericolosità. Per rilascio e perdite di vapori di metano altamente infiammabili in una zona dove già esistono industrie a rischio come raffineria, ILVA etc... (di recente il grave incidente alla raffineria con lo sversamento di 30 mila metri cubi di gasolio);
    - del notevole impatto ambientale. Dragaggio dei fondali con ben 4.500.000 mc di fanghi di risulta che, presumibilmente contaminati da sostanze tossiche, vanno smaltiti in discarica;
    - delle ripercussioni sul porto. Incide sulle sue direttrici di sviluppo e con tutte le misure di
    sicurezza che le gasiere impongono, ostacolerà il normale traffico mercantile;
    - dell'alto impatto paesaggistico. I due serbatoi di contenimento del gas liquefatto hanno un'altezza di 51 metri, quanto un grattacielo di 17 piani e deturperà ulteriormente il profilo della costa.

    Teniamo conto inoltre:
    - che a Taranto vi sono già nove impianti a rischio di incidenti rilevanti in aree limitrofe;
    - che la città già contribuisce ampiamente al mantenimento di attività di rilevanza strategica nazionale (ILVA, raffineria, tre centrali termoelettriche, base navale militare);
    - che il territorio di Taranto è stato dichiarato area ad elevato rischio ambientale;
    - che la direttiva "Seveso" è rimasta in grande parte inapplicata sul territorio;
    - che il progetto prevede un modesto impiego di personale (qualche decina di unità), senza dubbio inferiore ad un utilizzo di quella area per attività portuali;
    - che la Puglia produce energia ben oltre il suo fabbisogno esportandola nel resto del Paese;
    - che né in Consiglio comunale nè in Consiglio Provinciale e ne in quello Regionale è stata discussa e deliberata la scelta del rigassificatore di Taranto.

    Sottolineamo che è infondato ogni allarmismo relativo alle furniture energentiche di gas metano, come attestano gli studi più autorevoli in questo settore.
    Per quanto sopra, Vi chiediamo di valutare fino in fondo, quali responsabili della salute dei cittadini, i rischi per la sicurezza della popolazione alla luce dei nuovi eventi e notizie successivi alle valutazioni d'impatto ambientale o comunque fino a oggi non emersi. Vi chiediamo di considerare con la massima attenzione le questioni esposte, tenuto anche conto che le valutazioni tecniche effettuate fino ad oggi si sono basate su perizie di parte presentate e finanziate dalle societa' proponenti i progetti. La sicurezza dei cittadini non puo' essere affidata alle valutazioni di perizie e studi d’impatto ambientale di parte. Vi chiediamo di verificare le questioni esposte mediante accurate indagini affidate a studiosi, italiani e stranieri, di indiscussa capacita' e autorevolezza. Vi invitiamo infine a considerare che Taranto ospita più impianti a rischio di incidente rilevante rispetto a Brindisi. Vi chiediamo infine di applicare la Convenzione di Aarhus (recepita nella legislazione italiana nel 2001) la quale obbliga le amministrazioni locali a informare i cittadini e a coinvolgerli nei
    processi relativi alle questioni ambientali.

    Associazione Peacelink - Alessandro Marescotti
    Ass. Amici di Beppe Grillo sez. di Taranto - Espedito Alfarano
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    00 21/07/2006 09:49
    Taranto - Ilva. L'Arpa Boccia l'atto d'intesa
    Corriere del Giorno 8/7/2006

    L'Arpa Boccia l'atto d'intesa

    Mentre Vendola e Riva varano una cabina di regia per monitorare l'efficacia degli interventi a carico dell'Ilva, l'Agenzia per l'ambiente critica aspramente il documento


    Tre anni e mezzo di trattative. 42 mesi di incontri e negoziati. Tre diversi atti d'intesa. 56 milioni di euro che avrebbero dovuto cambiare il volto del rione Tamburi e altre diverse centinaia che avrebbero dovuto modificare il disastroso impatto ambientale dello stabilimento siderurgico sulla città.
    Alla Regione il testimone è passato da Fitto a Vendola, alla Provincia di Taranto da Rana a Florido, al Comune dalla Di Bello al commissario Blonda. Un confronto lungo ed estenuante, una tela di Penelope che invece di procedere il linea retta da A verso B, si avvita su se stesso in un'interminabile spirale.
    Una montagna di carte, documenti e relazioni che ha partorito il classico topolino. L'ultimo della serie è la “cabina di regia” varata ieri sera al termine dell'ennesimo incontro svoltosi nella Presidenza della Regione Puglia. Una riunione che per un aspetto si farà certamente ricordare: quello di essere stato interdetto ai giornalisti (non era mai accaduto in precedenza), ai quali è stata poi girata una laconica velina a cura dell'ufficio stampa della giunta regionale.
    Come spesso accade, però, le cose più interessanti sono state quelle dette a margine. Soprattutto quando si tratta di una relazione dell'Arpa Puglia. Quattro cartelle (le riportiamo integralmente in questa stessa pagina), che demoliscono l'impianto degli atti d'intesa tra Ilva e Regione Puglia, avanzando una serie di pesantissimi dubbi sull'efficacia delle misure adottate dall'Ilva. La relazione (procollo 9529), è datata 5 luglio 2006 ed è stata inviata via fax al presidente Vendola e all'assessore regionale all'Ambiente Losappio, entrambi, quindi, già informati nel corso della riunione di ieri.
    Le Bat: “L'adeguamento degli impianti alle migliori tecniche disponibili, previsto dal Piano - scrive l'Arpa - va riferito non a tecniche di avanguardia, ma ad impianti dello stesso tipo, già funzionanti in località, italiane o europee, diverse da Taranto tua soggette alle stesse condizioni economiche, normative ed ambientali; tecniche migliori, quindi, ma in un ambito di concreta fattibilità e di sostenibilità anche economica (...) Il Piano di adeguamento Ilva non sembra affermare, in maniera chiara, che gli interventi programmati sono tutti quelli previsti dalla normativa e dai documenti tecnici in materia di Bat, ovvero che con la realizzazione del piano lo stabilimento Ilva sarà, del tutto e finalmente, adeguato al complesso di tali migliori tecniche”.
    Rifacimento cokeria: le autorizzazioni della Regione Puglia, a giudizio dell'Arpa “hanno permesso, fra l'altro, la riattivazione del gruppo di batterie 3-6 della cokeria a seguito di un revamping impiantistico, senza che l'impianto subisse rifacimenti più sostanziali nè, pure, fossero attuate preventivamente tutte le misure a tutela dell'ambiente già contemplate dal D.M. 12/7/90 (quali l'aspirazione allo sfornamento); ciò, sulla base di atti di intesa che hanno teso a contemperare garanzie ambientali con esigenze produttive, occupazionali ed economiche, in un modo che questa Agenzia non può condividere”.
    Inquinamento e tumori: “Le rilevazioni dei parametri di qualità dell'aria da parte delle centraline dell'area di Taranto, gestite da Arpa Puglia, mostrano perduranti superamenti dei limiti per diversi inquinanti, per le stazioni di rilevamento più vicine all'area industriale e all'Ilva (Tamburi, Statte), con spiccata direzionalità e presenza di picchi ("spikes") che mostrano una chiara correlazione con le emissioni di origine industriale; i dati già disponibili sul quadro epidemiologico-sanitario della popolazione dell'area a rischio di Taranto mostrano una aumentata incidenza, rispetto al quadro di riferimento regionale, per una serie di tumori maligni (trachea, bronchi e polmoni, pleura, vescica) con possibile origine professionale/ambientale; anche le patologie a breve termine mostrano incrementi in concomitanza con l'aumento delle concentrazioni in aria di alcuni inquinanti aerodispersi”.
    In presenza di tali considerazioni la “cabina di regia” varata per monitorare l'attuazione e l'efficacia delle prescrizioni ambientali in danno dell'Ilva, appare uno strumento inadeguato. La nuova struttura si riunirà “per la prima volta entro luglio per poi verificare e approvare il piano industriale in vista dell’adeguamento alle linee guida Bat (Best availables technologies)”.
    Un versante, quest'ultimo sul quale l'Ilva ha fornito un voluminoso faldone alla Regione ed agli altri soggetti presenti al tavolo, con una serie di controdeduzioni alle osservazioni di Vendola sul piano industriale, del 5 dicembre del 2005.
    Nel corso dell'incontro è stata affrontata anche la questione relativa alla costruzione di una nuova centrale elettrica da 600mw nello stabilimento, indicata come una priorità per i prossimi anni. Un intervento che, secondo l'Ilva, avrebbe effetti benefici anche in termini ambientali. “La costruzione della centrale elettrica - prosegue l'azienda - si pone nell’ottica di recuperare energia dei gas combustibili residuali del processo siderurgico, assimilabile a energia di recupero, senza tralasciare il vantaggio conseguibile dalla produzione combinata di energia elettrica e termica, che si traduce, tra l’altro, in un beneficio ambientale rispetto alla produzione separata delle stesse quantità di energia. Inoltre, la nuova centrale, essendo del tipo a turbogas a ciclo combinato coogenerativo (più elevato rendimento energetico rispetto alle centrali tradizionali), a parità di produzione di energia, necessiterà di un minore consumo specifico di combustibile, che associato anche al maggiore utilizzo di combustibili gassosi a basso potere calorifico, qual è il gas d’altoforno, determinerà un minor impatto ambientale”.

    Michele Tursi
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    00 25/07/2006 15:21
    Da: "Alessandro Marescotti"
    Oggetto: PckNews

    Il Piano Regolatore del Porto di Taranto e il rigassificatore (comunicato stampa)

    Inviamo questo testo che sarà letto da Leo Corvace e consegnato al commissario prefettizio per il Comune di Taranto Tommaso Blonda nell'ambito dell'assemblea pubblica che si svolgerà oggi martedì 25 luglio presso il Subfor di Taranto, relativo alla presentazione e discussione del piano regolatore del porto che apre alla presenza di insediamenti energetici. Il Comitato contro il rigassificatore di Taranto si opporrà ad ogni ipotesi di inserimento del rigassificatore nell'area portuale.



    COMITATO CONTRO IL RIGASSIFICATORE DI TARANTO


    OSSERVAZIONI PER IL PRG DEL PORTO.

    Il prg del porto deve essere approvato tenendo conto della normativa in materia di rischi di incidenti rilevanti. Il D.L. 334/99 con le sue norme applicative e le sue successive modifiche (vedi il D.L.238/05) non è stato in larga parte recepito sul nostro territorio. Il quale, di fatto, è largamente sprovvisto delle misure di prevenzione in materia. L’Arpa non è in grado di garantire i previsti controlli istituzionali. La popolazione non è stata informata sui rischi che corre per la presenza nell’area industriale di aziende sottoposte alla direttiva ‘Seveso’. Né è mai stata coinvolta in operazioni di protezione civile. La Regione Puglia non ha ancora adempiuto alle disposizioni dello stesso D.L. 334/99. Il comune di Taranto non ha redatto l’elaborato tecnico relativo al rischio di incidenti rilevanti imposto dal D.M. 5.05.01. La Provincia non ha approntato il piano di coordinamento provinciale.
    Nonostante l’insediamento nel suo ambito o nel suo ridosso di ben otto industrie rientranti nella ‘Seveso’, il porto di Taranto non è ancora provvisto del piano integrato portuale, del piano di emergenza interno e di quello esterno. Non solo, ma la mancata redazione della variante urbanistica prevista dal D.M. 5.05.01 non permette una corretta pianificazione al suo interno mancando indicazioni sulle distanze di sicurezza da osservare per nuovi insediamenti, infrastrutture o delocalizzazioni di quelle esistenti, in relazione alla pericolosità delle industrie presenti. Particolare urgenza riveste la necessità di affrontare il nodo dei due assi viari molto frequentati, la linea ferroviaria Taranto-Bari- Metaponto e la Statale Jonica 106, già considerati a rischio dall’ufficio SIAR del Ministero dell’Ambiente sin dal lontano 1992, e più volte interrotti nel loro traffico per gravi incidenti alle limitrofe industrie. Tra questi lo sversamento di 30mila mc di gasolio da una cisterna della raffineria il 1° Maggio di quest’anno e lo scoppio all’Hidrochemical nel Maggio 2004. La problematica investe anche alla strada dei moli, prevista nel PRG e dotata di finanziamenti CIPE, la cui progettazione deve conformarsi alle misure di prevenzione imposte da una direttiva ‘Seveso’ rimasta lettera morta nell’area portuale ed in gran misura anche sul territorio.
    Vanno anche registrati ritardi nell’applicazione del D.L. 230/95 sul rischio nucleare che incombe sui porti interessati alla possibile presenza di naviglio a propulsione e/o armamento nucleare. Taranto risulta inclusa nell’elenco ufficiale di questi porti, ma il piano di emergenza previsto ultimamente anche dal D.P.R. del C.d.M.del 10 Febbraio 2006 non è stato ancora divulgato.

    Sulla base di queste considerazioni si ritiene non solo che il PRG del porto debba essere approvato con gli adempimenti previsti dal D.L. 334/99 e sue successive modificazioni Ma che non possa, come nella versione proposta, assolutamente lasciare campo libero alla realizzazione di un rigassificatore all’interno della sua area. Per questa eventualità mancano le condizioni di sicurezza e le misure di prevenzione come dettagliatamente descritto nelle note in allegato. Un terminale di rigassificazione non costituisce elemento per l’invocato sviluppo ecosostenibile dell’area ma un ulteriore peso in termini di rischio tecnologico e di impatto ambientale.

    La realizzazione del rigassificatore comporterebbe inoltre ripercussioni negative sul traffico portuale. Il transito di circa 100 - 110 metaniere l’anno, con i problemi di sicurezza che comporta, inciderebbe sui tempi di attesa del naviglio in entrata o in uscita dal porto e, di conseguenza, sul costo delle loro operazioni. Non solo, ma andrebbe a compromettere il potenziamento del porto, interferendo con la volontà di società (vedi Westland oppure la stessa Evergreen Italy Spa) che intendono investire nel suo ambito comportando aumenti del traffico navale.

    Il sito proposto per la costruzione del rigassificatore non può che essere destinato al potenziamento delle attività portuali. Il commissario Blonda dovrebbe attenersi a quanto già deliberato nel merito dal consiglio comunale all’unanimità nella seduta del 28.05.02: “..non si può perdere di vista l’obiettivo fondamentale dello sviluppo ragionato ed integrato del nostro territorio al quale vanno ricondotte tutte le scelte che riguardano il porto e le aree retroportuali...; quindi è improponibile un rigassificatore nel porto di Taranto in quanto verrebbero ingiustamente sottrattale..le poche aree disponibili che vanno, invece, destinate alla logistica primaria ed alle attività di traffico commerciale”.

    Il comitato intende anche esprimere preoccupazioni rispetto alle sorti di Punta Rondinella. Si tratta di un’area che, seppure in stato di degrado, è di particolare rilevanza storica e paesaggistica ed è l’unica, su quel tratto di costa, ad aver mantenuto grosso modo i suoi caratteri originari. A livello prospettico chiude un lato della rada di Mar Grande sino quasi a congiungersi, con la sua scogliera artificiale, all’isola di San Pietro. La sua pinetina ne costituisce, anche a distanza, un tratto saliente del suo paesaggio. Frequentata in epoca neolitica, nel corso dei secoli ha sempre rivestito una grande importanza da un punto di vista strategico militare per la difesa della città. I manufatti militari insistenti andrebbero recuperati come testimonianza di questo passato e finalizzati alla ricezione del posto da parte della popolazione.
    Punta Rondinella, in particolare, è minacciata da un progetto di colmata dello specchio di mare antistante sul versante Nord della sua costa. Il rischio è che possa perdere le sue peculiarità. E la città anche l’ultima testimonianza di un tratto di costa un tempo di grande interesse paesaggistico e naturalistico e legato alla memoria storica della città. Dopo la deviazione del fiume Tara, l’abbattimento delle rigogliosa pineta di Lido Venere e Pino Solitario, la cementificazione e scomparsa dell’isola di San Nicolicchio, Taranto non può sacrificare per il suo sviluppo economico anche Punta Rondinella.

    Si chiede quindi che per l’area di Punta Rondinella:
    a) la colmata possa essere realizzata salvaguardandone prospetto e tratto di costa;
    b) il PRG preveda un suo piano di bonifica e di recupero;
    c) ne sia garantita la pubblica fruizione. Il potenziamento del porto non può tradursi, come nel passato per l’arsenale, gli insediamenti militari ed industriali, nella totale sottrazione degli spazi di maggior interesse paesaggistico per i cittadini.
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